Ogni anno, come quasi ogni anno, partecipo al ricordo di Pippo Fava.
Giornalista nato a Palazzolo Acreide, Giuseppe Fava, si laureò a Catania , dove si era trasferito nel 1943, in giurisprudenza e divenne poi giornalista professionista.
Collaborò con diverse testate nazionali quali il "Tempo illustrato” di Milano, "Tuttosport", "Sport Sud”, "La Domenica del Corriere”, e locali come il Giornale dell'isola, il Corriere di Sicilia, Le Ultimissime.
Dal 1959 al 1978 fu all’“Espresso Sera” come caporedattore.
La robusta conoscenza giuridica, insieme alle passioni personali (cinema e teatro di cui scriveva), lo portarono a essere un attento osservatore del suo tempo e a concentrarsi sul fenomeno mafioso fatto di tracotanza, potere e violenza, spesso nei confronti di povera gente, analfabeta e concentrata, con difficoltà, a racimolare il pasto della giornata. Si dedicò anche ai bambini, descrivendo le condizioni di miseria e ignoranza cui erano costretti a vivere nei paesi dell’entroterra siciliano. Intervistò alcuni boss di Cosa nostra, come Calogero Vizzini e Giuseppe Genco Russo.
Fu direttore del Giornale del Sud da cui fu cacciato e poi de I Siciliani che fondò nel 1982.
Fu ucciso dalla mafia il 5 Gennaio 1984.
Ogni anno, come quasi ogni anno, qualche polemica vien fuori tra i sostenitori dell'antimafia e quelli della mafia dell'antimafia. Polemiche sterili a tratti forse puerili, con un grande pregio narrativo: di Giuseppe Fava si deve parlare.
Ormai quel mondo che Fava descrisse non esiste più. Si è evoluto, pare. E neanche quello in cui il giornale è unico mezzo d'informazione.
Le edicole sono scomparse e quelle ancora in vita si arrabattano vendendo di tutto e diversificando la merce e i servizi.
Meno male, adoro quell'esposizione di riviste e quotidiani, che ancora resistono. Ce n'è di tutti i colori e persino rivistacce che inneggiano a discriminazioni e a sonore puttanate spacciate per politica.
Anche di libri se ne fanno così, e qualcuno ahimè ha avuto anche successo.
Munnizza, sempre meglio vederla che "ammucciarla sutta u tappitu" o "arreri all'angolo".
Mi piaceva l'odore della carta stampata la mattina, assaporata assieme alla raviola di ricotta al forno, perché quella fritta faceva male "di capu matina", al bar, appoggiato a quel "trespolone" dove sistemare la tazzina del caffè e l'immancabile bicchiere d'acqua, in piedi.
Il giornale però era il mio. Quello del bar spesso sparpagliato in due o tre fogli appariva già in parte consunto, dagli olii e dalle briciole che gli avventori precedenti gli avevano trasmesso.
E che disgrazia quando qualcuno si affacciava a sbirciare, magari per leggere qualche titolo o qualche trafiletto cui era interessato. Ma siccome l'impressione era che stesse leggendo quello che leggevo io, o forse s'interessasse proprio a quello che facevo, tendevi ad allargarti sempre più. Stendendo braccia e collo per impedirgli ogni lettura.
Ora, se è vero che Pippo Fava fu un grande giornalista e un fenomenale uomo di cultura divulgata, è anche vero, come dice qualcuno, che non è possibile "ricordarlo" una volta l'anno. E in effetti, da qualche tempo, forse, non è più così…
Quel che rimane da fare, però, è l'ampliamento della platea cui ci si rivolge. Coinvolgere sempre più i giovani, le scuole, le associazioni in quest'opera di divulgazione primaria, basica, tale da far sì che ogni persona sappia chi fosse Pippo Fava. Bisognerebbe poi veder crescere qualche giornalista come lui, ma questo è un altro discorso.
Io, nel mio piccolo, m'impegno nella conoscenza di qualche documento in più, anno dopo anno. Da qualunque fonte provenga, ufficiale o no, aggiungo un tassellino al mio bagaglio.
Recentemente ho partecipato ad esempio a un incontro svolto presso la Biblioteca Navarria Crifò, di Catania. Si discuteva proprio di Pippo Fava insieme a Graziella Proto, Goffredo D'Antona e Antonio Ortoleva.
Ad Aprile 2024 avevo assistito alla presentazione del libro "La Maestra e il Diavolo" presso la libreria Ubik Cavallotto di Catania, rieditato col titolo originale dato da Pippo Fava, ospiti Giuseppe Maria Andreozzi e Giuseppe Davide Di Mauro, che ne hanno discettato.
Dopo aver acquistato il libro e averlo letto, mi sono procurato e visto il film "Gente di rispetto", che era il titolo originale del romanzo che portava lo stesso nome, ma dato dall'editore, proprio de "La Maestra e il Diavolo".
Insomma, mi sono interessato a qualcosa che aveva destato in me più che un semplice interesse. Questo è necessario fare. Portare sempre con sé quell'interesse di conoscenza. Da trasmettere, se possibile, agli altri.
Quest’anno, 2025, prima di giorno 5 Gennaio, ho scovato altro materiale. Ormai reperibile sul web. Giuseppe Fava siciliano come me: https://youtu.be/TWC0Vq2BRkY?si=_dtl1lC3x1pgNnH0
Subblime!